Australopiteco Lucy: un nostro lontanissimo antenato

Una scoperta fondamentale che ha dato spiegazioni precise riguardo alla specie umana, anche se non definitive. In questo articolo andremo a conoscere più da vicino Lucy, scoprendo dove sono stati ritrovati i suoi resti, chi era, quale è stata la causa della sua morte e perché è così importante per noi.

Il ritrovamento dell’australopiteco Lucy 

Il ritrovamento di questa “nostra bisnonna”  avviene in un periodo ritenuto particolarmente fecondo per quanto riguarda la paleoantropologia, in un lasso di tempo che va dal 1973 al 1977. 

In quegli anni gli scavi si concentrarono in particolar modo nella regione di Afar, nel bacino dell’Hader a circa sessanta chilometri da Addis Abeba, in Etiopia. I risultati furono sorprendenti, vennero reperiti miglia di frammenti fossili di ominidi vissuti anche 3-4 milioni di anni fa, tra cui appunto Lucy.

La data precisa di questa formidabile scoperta è il 24 novembre 1974. A guidare l’intera operazione di scavo c’era il paleoantropologo Donal Johanson. Fu lui stesso che si mise a controllore diverse volte un punto già analizzato senza trovarvi nulla, finché in un certo momento si accorse che lì sotto era presente un fossile di un osso, probabilmente di un braccio, e iniziò a scavare con cura. 

Di lì a poco l’intera squadra di scienziati si ritrovò dinanzi lo scheletro più completo di un antenato umano, costituito da ben 52 ossa. Erano presenti gli arti, la mandibola, alcuni frammenti del cranio, le costole, le vertebre e, più di ogni altra cosa, il bacino, che permise loro di capire che si trattava di una femmina. La sera stessa le diedero un nome e l’ispirazione arrivò da una canzone dei Beatles molto in voga durante il periodo in cui avvenne la celebre scoperta. Il brano in questione era intitolato “Lucy in the sky with diamonds”. 

Va sottolineato però che allo scheletro fossile di questo ominide mancano le estremità inferiori. Un aspetto che di certo non ha intralciato lo svolgersi degli studi. Infatti, grazie al bacino, non solo si è potuto stabilire il sesso dell’ominide in questione, ma pure che la posizione eretta è stata assimilata a 3,2 milioni di anni fa. 

Per di più va considerato il fatto che gli ominidi si muovevano in quella posizione sempre e non solo per piccoli tratti. 

Chi era l’australopiteco Lucy?

Stando a quanto detto da Donald Johanson, Lucy doveva avere un cervello leggermente più grande di uno scimpanzé e le ossa erano perfettamente adatte all’andatura eretta anche se aveva ancora caratteri esteriori simili a una vera e propria scimmia: il naso schiacciato, la fronte inclinata all’indietro e il viso prognato.  

Gli arti superiori si presentavano di lunghezza abbastanza ampia e ciò voleva dire che sapeva arrampicarsi sui rami degli alberi, nonostante camminasse allo stesso modo di una donna moderna. La sua altezza era di circa un metro e il peso si aggirava intorno ai 25 kg.

Come morì Lucy? 

Considerando l’antichità delle ossa, una spiegazione attendibile sulla morte di questo ominide non è possibile rintracciarla. Nonostante ciò qualche studioso non ha sottovaluto la possibilità di una catastrofe naturale, in particolare di un alluvione. 

Questa spiegazione è possibile perché, nello stesso punto, sono stati ritrovati frammenti di corpi di altri 13 soggetti. Una dimostrazione che di certo non dà una risposta valida, ma almeno indica che i nostri antichi antenati vivevano già in gruppo. 

Secondo altri studi approfonditi, si è riuscita a stabilire che l’età di Lucy nel momento del suo decesso fosse di 18 anni. Forse questo numero potrebbe far pensare a una morte giovane, eppure non è così.  Secondo gli scienziati, l’aspettativa di vita di un esemplare di Australopithecus afarensis non andava oltre i 25 anni di età. 

Perché la scoperta dell’australopiteco Lucy è importante?

Lucy è qualcosa in più di “semplice” fossile, lei rappresenta l’antecedente del genere Homo, comparso per la prima volta 2,5 milioni di anni fa. 

Con questo ominide inizia una vera e propria evoluzione. Un pezzo fondamentale di storia che testimonia il passaggio a un cervello di dimensioni più grandi e l’uso di oggetti di pietra per procurarsi da mangiare attraverso la caccia. 

Sempre stando a quanto detto da Donald Johanson, l’uomo è un diretto discendente dall’australopiteco Lucy.