Grande barriera corallina, gli scienziati cercano di riprodurla in laboratorio

La Grande barriera corallina è a rischio? Nessun problema, o quasi: gli scienziati vorrebbero infatti riprodurla in laboratorio, permettendo così che questo prezioso ecosistema non vada definitivamente eroso.

Insomma, forse la soluzione migliore per poter correre ai ripari è proprio quella meno attesa: coltivare i coralli di nuova generazione in laboratorio, come stanno facendo gli scienziati dell’Australian Institute of Marine Science, un’agenzia di ricerca governativa che ha già avviato con successo i primi test del progetto.

Secondo quanto ricostruito da un recente approfondimento dell’Adnkronos, i coralli prodotti in laboratorio sono stati ottenuti mescolando due specie diverse: da una parte quella che proviene dalle acque calde del Nord, e dall’altra quella provenienza dalla regione centrale più fredda. La finalità è quella di poter creare dei coralli che possano resistere alle ondate di calore marine, e questo primo esperimento nel settore sembra aver iniziato con il piede giusto.

Per arrivare ai risultati desiderati, i coralli sono stati prima impiantati in serbatoi climatizzati, e poi sistemati su piastrelle di terracotta, e quindi nella grande barriera corallina. Una volta posti nel loro nuovo habitat, i coralli avrebbero mostrato di aver ereditato la resistenza alle alte temperature tipica dei loro genitori del nord.

Insomma, una buona notizia per questo ecosistema e, in particolar modo, per l’impagabile patrimonio naturale della barriera corallina situata al largo della costa nord orientale dell’Australia, uno degli ecosistemi più ricchi di biodiversità del pianeta, oggi posti a serio rischio dall’innalzamento delle temperature oceaniche, con conseguenti fenomeni di sbiancamento verificatisi sia nel 2016 che nel 2017.

Sorte migliore sembra invece riguardare le barriere coralline mediterranee, che in parte sono riuscite a salvarsi grazie a una più bassa temperatura dell’acqua.

A questo punto, non ci resta che attendere che le nuove fasi della sperimentazione in laboratorio riescano a produrre i risultati attesi, e che si possa dunque giocare una nuova carta nella realizzazione di un supporto attivo nei confronti di questo ecosistema.

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