Piante acidofile: quali sono e come si curano

Gli alberi che preferiscono un pH acido, di fatti, in questo periodo richiedono una potatura più o meno importante, e conseguenti interventi fitosanitari preventivi e ulteriori concimazioni. Vediamo tuttavia in un livello di maggiore dettaglio come comportarsi.

Potatura

Le piante acidofile richiedono una potatura a primavera iniziata e, per la maggior parte del territorio italiano, già a inizio aprile. È dunque possibile assumere come riferimento il periodo immediatamente dopo la fioritura, ma comunque prima che spuntino fuori i germogli o che le gemme vegetative inizino ad aprirsi.

Fortunatamente, la potatura è abbastanza semplice e non vi chiederà particolare fatica: dovreste infatti limitarvi ad asportare eventuali rami secchi, malati o eccessivamente sottili. Dunque, osservate la forma della chioma e decidete quali rami recidere: saranno quelli che conferiscono un aspetto disordinato alla pianta. Per quanto concerne invece l’approccio da tenere nei confronti delle piante giovani, questo sarà certamente più deciso e radicale: procedete infatti ad accorciare i rami più vigorosi che crescono verticalmente verso l’alto, eseguendo un taglio in corrispondenza di una gemma rivolta all’esterno della chioma. Eseguite infine una spuntatura, provvedendo a eliminare i rami basali.

Vi ricordiamo, in tal proposito, che diverse piante acidofile sono contraddistinte da una vegetazione molto fitta: si pensi all’azalea, del rododendro, pieris o del bosso, che vi richiederanno un intervento un po’ più complesso e probabilmente supportato dalla presenza di specifici strumenti come un tagliasiepi. Ad esempio, se l’azalea appare essere già ben sviluppata, con il tagliasiepi dovreste cercare di asportare dalla chioma una vegetazione compresa tra i 20 e i 30 centimetri. Il taglio su rododendro e sul pieris dovrà invece essere sempre eseguito in corrispondenza di una corona di gemme.

Irrigazione

Procediamo ora ad annotare alcune buone prassi per quanto concerne le piante acidofile. Con la fase di ripresa vegetativa, infatti, questa particolare categoria di piante necessita di maggiori irrigazioni, soprattutto nel momento in cui si arriva alla fioritura primaverile. Il terreno, da aprile fino alla fine dell’estate, dovrà essere sempre moderatamente umido. Il che, naturalmente, non significa affatto che dovrete allagarlo o lasciare importanti ristagni d’acqua! È anzi opportuno assicurarsi che non vi siano ristagli idrici, visto e considerato che questo genere di situazione è molto nociva per le piante acidofile, determinando marciume precoce dell’apparato radicale.

Concimazione

Un ultimo sguardo, infine, alla corretta concimazione delle piante acidofile, che deve essere eseguita durante la stagione invernale per permettere alle piante di poter ottenere i suoi migliori risultati. Di contro, alcuni ritengono che in alternativa alla concimazione invernale, sia possibile somministrare del concime alle piante acidofile anche nel mese di aprile, nella prima metà della primavera.

Ricordato quanto sopra, evidenziamo come il concime per le piante acidofile sia variabile sulla base della tipologia di coltivazione: per esempio, per concimare le piante acidofile in vaso sarà necessario somministrare il concime nel mese di aprile e nel mese di giugno, avendo cura di scegliere un prodotto liquido con titolo NPK(azoto fosforo potassio) pari a 8-4-3 o 8-4-5. Per quanto concerne i dosaggi, sarà sufficiente leggere quanto indicato in etichetta.

Per quanto invece riguarda la concimazione delle piante acidofile in giardino, non variano sostanzialmente i momenti di somministrazione, ma solo il prodotto: si può infatti somministrare un prodotto granulare con titolo NPK (azoto fosforo potassio) pari a 10-8-15; 12-4-8; 13-5-9+2 o 12-10-11+2. Anche in questo caso, bene seguire le indicazioni contenute nell’etichetta della scatola, il cui contenuto è generalmente arricchito con sostanze organiche come guano o cornunghia.