Vivisezione in Italia, 3 cose da sapere

Si pensi, per esempio, al caso di un cane che viene lasciato morire semplicemente perché non viene nutrito, o al caso del “nuoto forzato”, una pratica dove il cane viene indotto a nuotare fino allo stremo delle forze, non dandogli degli appigli utili per aggrapparsi.

La vivisezione è dunque ancora un termine ben applicabile, visto e considerato che in molte sperimentazioni gli animali sono vivi, e a volte coscienti. In questa condizione vengono spesso sottoposti a interventi piuttosto invasivi, con fratture, lesioni, ablazioni,  trapianti e altro ancora, spesso senza anestesia.

La cura senza sperimentazione animale è possibile

Uno dei temi più dibattuti e controversi cerca di rispondere alla domanda: che cosa accadrebbe alla sperimentazione se non si potesse farla sugli animali? Bisognerebbe dunque farla sugli uomini?

In realtà, tutto questo già succede, visto e considerato che nel mondo le leggi impongono comunque il passaggio sull’uomo dopo i test su animali. Una caratteristica che, secondo molti studiosi, farebbe ritenere che comunque la sperimentazione animale non garantirebbe risultati prontamente corrispondenti al mondo umano, e se i risultati fossero realmente predittivi, si potrebbe passare direttamente dal modello animale alla commercializzazione.

Ancora, gli studiosi più critici nei confronti della sperimentazione animale ricordano come ad oggi il 51% dei farmaci sia ritirato dal commercio per gravi reazioni avverse, provocando migliaia di morti per gli effetti collaterali che non sono stati diagnostica sugli animali.

Dunque, secondo gli “oppositori” la sperimentazione animale sarebbe semplicemente una sorta di “paravento” di natura giuridica che consente di continuare a mettere in commercio sostanze potenzialmente pericolose.

Gli organismi animali non sono adatti alla sperimentazione

Gli studiosi che si oppongono alla sperimentazione animale sottolineano come gli organismi animali (topi, cani, congili, ecc.) siano biologicamente molto diversi da quelli umani, e dunque nessun ricercatore riuscirà mai ad affermare di sapere con certezza che cosa succede durante l’esperimento.

Ne consegue che l’indice di errore si mantiene comunque piuttosto elevato, come peraltro dimostrerebbe l’elevato tasso di fallimento dei test su animali, attualmente superiore al 90%, e le gravi reazioni avverse ai farmaci, che a volte non vengono preventivamente diagnosticate su animali.

Insomma, su queste tre tesi gli oppositori alla vivisezione e alle sperimentazioni cliniche su animali continuano ad avanzare le proprie ferree posizioni, nell’ambizione che queste pratiche possano essere del tutto vietate. Di contro, autorevoli medici e ricercatori sottolineano oggi, e soprattutto oggi, l’essenzialità di procedere alla sperimentazione animale prima di procedere alla sperimentazione su uomo, ritenendola pertanto un elemento fondamentale nel percorso di individuazione di nuove cure.

Una contrapposizione appunto piuttosto netta, che spesso rende molto difficile trovare delle soluzioni intermedie, in grado di ridurre i pregiudizi per entrambe le parti. E voi che ne pensate? Siete favorevoli o contrari alla sperimentazione su animali?