“Trump Forest”: un milione di alberi contro i no americano sul clima

“Trump forest” è un’iniziativa che è partita dopo che Donald Trump ha di fatto annullato tutti gli impegni, sul clima, presi dal suo predecessore Barack Obama.

Un no al piano sul clima, che ha fatto arrabbiare l’Europa, e ha lanciato la campagna di donazione sul sito trumpforest.com in tutto il mondo. L’obbiettivo è quello di piantare 10 miliardi di alberi su tutto il globo. È quanto serve per compensare l’abbandono degli impegni da parte degli Stati Uniti.

Il Clean Power Plan di Obama mirava a risparmiare all’ambiente 650 milioni di tonnellate di CO2. Gli alberi rimedieranno alla nuova politica USA:

La “Trump forest”, dove “l’ignoranza fa crescere gli alberi” contro la “monumentale stupidità di Trump”, come recita il sito, è stata ideata da Dan Price, Jeff Willis e Adrien Taylor. Uno scienziato climatico (Price), un cittadino cosciente (Willis) e il fondatore di Offcut (Taylor) che ricicla tessuti. riciclati, insieme allo scienziato climatico inglese Dan Price e al dottorando americano Jeff Willis.

A oggi, il sito ha raggiunto donazioni sufficienti per un milione di alberi. La mappa del sito ci dice che questi sono stati piantati ovunque in Europa, in America continentale e in Australia. Presente anche il sud-est asiatico e la parte sud-orientale dell’Africa. Grande assente la Russia, l’Asia centrale e buona parte dell’Africa. Per quest’ultima il motivo è probabilmente la mancanza di risorse economiche.

I donatori sono stati 3352 per una raccolta di quasi 140mila dollari. Questi numeri danno la dimensione dell’intervento ambientale a basso costo. Una spesa limitata, per il risultato ottenuto. In pratica sono stati spesi circa 15 centesimi per albero. Tra i donatori anche gli italiani.

Aziende e semplici cittadini hanno deciso di intervenire in prima persona, per aiutare l’ambiente contro Trump. Enfasi Design di Vinovo ha regalato al Madagascar 94 mangrovie. Ma non sono da meno i privati, come Ilaria di Trento che ha donato 237 piante, e Simone di Sesto Fiorentino, che è arrivato addirittura a 580.