Perché la formazione oltre il minimo legale è essenziale per i professionisti italiani
di Redazione
21/02/2025
La formazione professionale continua rappresenta oggi una sfida essenziale per il sistema italiano. I requisiti minimi di legge sembrano sempre più inadeguati rispetto alle esigenze di un mercato del lavoro in rapida evoluzione. Il dibattito sui crediti formativi obbligatori si intensifica, specialmente dopo l'entrata in vigore del nuovo Accordo Stato-Regioni del 2025. Perché al giorno d’oggi, più che adempiere a un obbligo, occorre garantire la competitività e l'attualità delle competenze professionali.
La formazione diventa così un vero e proprio investimento sulla propria carriera, capace di fare la differenza tra chi riesce a stare al passo con i tempi e chi invece rimane indietro. È evidente che i professionisti di oggi non possono più permettersi di considerare i corsi come un semplice adempimento burocratico, ma devono viverli come un’occasione di crescita concreta.
Inoltre, la crescente complessità normativa e l’importanza di competenze trasversali, dalle digital skills alla sostenibilità, rendono urgente un salto di qualità. Ed è proprio da questa premessa che si inserisce il tema centrale: capire come il sistema italiano gestisce crediti e direttive nella formazione professionale.
Un supporto arriva anche da questo provider che permette di conseguire i crediti ECM, che ha sviluppato percorsi digitali basati sulla lettura di ebook, pensati per coniugare aggiornamento e flessibilità nei tempi di studio.
Il sistema italiano tra crediti e nuove direttive
Il sistema italiano della formazione professionale continua si basa su un complesso meccanismo di crediti formativi che varia significativamente tra le diverse categorie. Gli avvocati, per esempio, devono conseguire 60 crediti formativi nel triennio. Altre categorie professionali seguono parametri differenti, spesso con requisiti specifici. Questo sistema frammentato evidenzia una prima criticità: l'assenza di un approccio uniforme che tenga conto delle reali necessità formative trasversali. I professionisti del settore sanitario – medici, odontoiatri, farmacisti e infermieri – così come gli operatori sanitari dipendenti sono soggetti all'obbligo di conseguire crediti ECM (Educazione Continua in Medicina) nel triennio. Allo stesso modo, anche altre categorie di professionisti hanno specifici obblighi formativi che mirano a mantenere aggiornate le loro competenze tecniche e normative. Il 17 aprile 2025 ha segnato una data fondamentale per la formazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. La Conferenza Stato-Regioni ha approvato l'Accordo che definisce durata e contenuti minimi dei percorsi formativi obbligatori, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 119 del 24 maggio 2025. Questo nuovo framework introduce requisiti più stringenti per i soggetti formatori accreditati, che devono avere il riconoscimento regionale e almeno tre anni di esperienza documentata nella formazione su salute e sicurezza. Per i corsi rivolti a lavoratori, preposti e dirigenti è sufficiente il solo accreditamento regionale.Le nuove sfide e la qualità della formazione moderna
Il sistema attuale presenta diverse criticità strutturali. Una delle principali riguarda l’acquisizione dei crediti formativi, che varia a seconda dell’Ordine o della categoria di appartenenza del lavoratore. Questa frammentazione rischia di creare disparità nella preparazione, con percorsi che non sempre tengono il passo con le esigenze del mercato. Per esempio, molte categorie di liberi professionisti sono tenute a seguire una formazione continua entro un certo periodo di tempo. Tuttavia, i requisiti minimi previsti non considerano pienamente la rapidità con cui cambiano le tecnologie, le normative e le pratiche lavorative. Temi come le competenze digitali, la sostenibilità e le nuove metodologie di lavoro richiedono aggiornamenti costanti: i crediti obbligatori, da soli, spesso non bastano a coprire queste necessità. È in questo contesto che si inserisce il nuovo Accordo 2025, con l’obiettivo di uniformare e rafforzare il sistema formativo. L’accordo introduce l’obbligo di una verifica finale dell’apprendimento per tutti i percorsi, oltre a criteri di valutazione dell’efficacia direttamente durante lo svolgimento dell’attività lavorativa. I soggetti formatori devono ora predisporre un “progetto formativo” dettagliato, che descriva tutte le fasi di progettazione, erogazione e valutazione del corso. Un’altra novità importante riguarda l’ampliamento delle modalità di erogazione: la videoconferenza sincrona e l’e-learning vengono finalmente riconosciute a livello normativo, colmando un vuoto esistente. Infine, gli attestati rilasciati avranno validità su tutto il territorio nazionale, garantendo così maggiore mobilità e un riconoscimento professionale più omogeneo.Il nodo del finanziamento e la governance
Il finanziamento della formazione professionale presenta aspetti controversi. Il Collegato lavoro, entrato in vigore il 12 gennaio 2025, ha aumentato di 5 milioni di euro il contributo per le spese generali degli enti privati gestori di attività formative, portando il totale a 18 milioni annui. Questa misura solleva interrogativi sulla governance di un sistema che non è più di competenza statale, ma regionale. Pone inoltre domande sull'efficacia di tali stanziamenti in relazione all'obiettivo di migliorare la qualità e l'ampiezza dell'offerta formativa. La trasformazione del panorama professionale richiede un ripensamento radicale dell'approccio alla formazione continua. I 24 CFU in materie antropo-psico-pedagogiche e metodologie didattiche richiesti per i docenti rappresentano solo un esempio di come le competenze trasversali stiano diventando sempre più centrali. Il sistema deve evolversi per garantire che i professionisti non si limitino al raggiungimento dei crediti minimi. Devono invece sviluppare competenze effettivamente utili per affrontare le sfide di un mercato del lavoro in continua trasformazione. Solo attraverso questo cambio di paradigma sarà possibile costruire un sistema formativo che risponda alle reali esigenze di qualità e competitività del sistema economico italiano, oltrepassando la logica del mero adempimento burocratico.Articolo Precedente
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