Ricerca italiana su mais OGM: nessun rischio per la salute

Secondo lo studio della Scuola Superiore Sant’Anna dell’università non ci sono pericoli per la salute. Lo studio, pubblicato su Scientific Reports, includerebbe l’uomo, gli animali e l’ambiente.

Lo studio nel dettaglio

Sotto osservazione numerose coltivazioni in tutti i continenti. L’analisi parte dal 1996 per arrivare al 2016, ed è firmata da Laura Ercoli, docente di Agronomia e Coltivazioni Erbacee all’Istituto di Scienze della Vita, che è la coordinatrice del lavoro degli altri ricercatori, Marco Nuti, Stefano Bedini e Elisa Pellegrino.

Per l’università, lo studio è rigoroso e sterilizzato da qualsiasi ideologia politica e ambientale, ma sarà comunque al centro del dibattito ambientalista. Per i ricercatori, i mais analizzati sono assolutamente sicuri e i consumatori possono aver fiducia sul mais transgenico.

Gli autori della ricerca hanno analizzato più di 11mila dati pubblicati da vari studi, giungendo a varie conclusioni. Sarebbero anche più sicuri del mais tradizionale, perché conterrebbero men contaminanti. In particolare avrebbero contenuti di fumonisine inferiori del 30% e micossine inferiori del 29% rispetto alle culture classiche.

Inoltre ridurrebbero il rischio di insetti del 24,5% e produrrebbero il 5,6% di mais in più. I risultati insomma sarebbero migliori dell’agricoltura classica, e per i ricercatori, questi sarebbero “univoci”. Ma la parola ora passa agli ambientalisti, mentre gli Ogm nel mondo aumentano.

Il mais OGM nel mondo

Oggi sono 26 i paesi, e 18 milioni gli agricoltori, che coltivano 185 milioni di ettari in Ogm (dati del 2016). Quando la ricerca pisana prese il via, erano solo 1,7 milioni gli ettari coltivati con Ogm.

In questi 20 anni sono state molte le polemiche e le proteste.

Un recente sondaggio della Coldiretti ha attestato che quasi il 70% degli italiani non hanno fiducia negli Ogm, perché ritenuti pericolosi. Ancor di più gli italiani che rifiuterebbero carni di animali clonati, inclusi i derivati. E gli italiani non sono i soli in Europa, a diffidare degli Ogm. Nel Vecchio Continente, solo due paesi hanno approvato le coltivazioni transgeniche: Spagna e Portogallo. Ma anche qui i risultati sono deludenti (per i produttori). Gli Iberici non si fidano del geneticamente modificato, e ogni anno più del 4% delle colture Ogm viene ridotta, per mancanza di consumi.

E nonostante la sentenza della Corte di Giustizia Europea a favore degli Ogm, tutti gli altri paesi continuano a vietarne la coltivazione.

Ma a questi dati bisogna aggiungere anche una considerazione, almeno per la situazione italiana. Mentre nel nostro paese le coltivazioni di mais diminuiscono, aumentano le importazioni di mais dagli altri paesi. Un paradosso che secondo Cofagricoltura è dovuto proprio al divieto sugli Ogm, più competitivi sul mercato. Questo favorirebbe l’importazione sulle coltivazioni di cassa nostra.

Ora il dibattito sta per accendersi di nuovo.